venerdì 13 luglio 2018

Le condizioni vomitevoli degli appalti informatici nella P.A.



Lavoro da più di 25 anni in piccole società informatiche che hanno commesse come “ditta esterna” nella P.A.
Se 25 anni fa la situazione era pessima, oggi è catastrofica, visto che è andata deteriorandosi sempre più, dietro a malcostumi, pigrizie, inerzie, lassismi che vanno ben oltre il tradizionale italico costume della concussione-corruzione.

Le gare di appalto nella P.A. vengono assegnate ormai come regola con il meccanismo del massimo ribasso.
Cosa vuol dire?
Vuol dire che la P.A. propone una cifra massimaper realizzare certi progetti.
Le società private fanno la loro offerta, e vince la società che offre la cifra più bassa, indipendentemente – si capisce – dalla qualità del servizio.

Inoltre, per... evitare gli sprechi (hahaha!) è in vigore ormai diffusamente il meccanismo dei “Function Point”, che hanno sostituito le Giornate Uomo.
E’ un finto risparmio, ovviamente.
Per evitare davvero gli sprechi bisognerebbe farsi governare dalla Svizzera, o per lo meno non essere italiani. Da noi ogni sistema diventa fonte di spreco, di malversazione, di malfunzionamento.
Il “Function Point”, o Punto Funzione, è una misura più o meno standard per indicare le varie funzioni che un’applicazione deve fare.
Ad ogni funzione si assegna un numero di Function Point standard.
Le società vengono pagate un tanto a Function Point.
Ecco. Se per fare un progetto occorrono, supponiamo, 1000 Function Point, è evidente che se la gara la vinco con un prezzo a Function Point di 100 Euro, incasserò 100.000 Euro. Se – col sistema del massimo ribasso – la gara la vinco con un prezzo a Function Point di 60 Euro, l’incasso sarà di soli 60.000 Euro.
Ma se di Euro ne servivano davvero 100.000?

E’ semplice.
Come prima conseguenza, strutturerò il gruppo di lavoro con 5 sviluppatori junior presi da Adecco, di quelli che dot.net non sanno neanche cosa sia. Poi ci metterò un analista sviluppatore senior, che sarà l’unico a lavorare.
Come seconda conseguenza, se il progetto ha la durata di tre anni, finirò i FP dopo 6 mesi (visto che hanno un valore ridicolo), e dovrò dare il via al valzer delle proroghe.
Terza conseguenza. Visto che le società che si aggiudicano le gare in genere sono società enormi, pachidermiche (Telecom, Microsoft, IBM, Leonardo, ecc.), che non rientrerebbero mai con i costi perché non hanno personale così sottopagato, queste società si tengono un 10% della gara così, a mo’ di tangente legalizzata, e subappaltano a società più piccole, che hanno così margini ancora più ridotti.

Questo in prima battuta.
Col passare del tempo, poi, le conseguenze diventano ancora più gravi.
Perché a forza di proroghe, i FP a disposizione sono sempre di meno.
Ma il lavoro sempre quello è.
Allora le società piccole devono cominciare a fare la questa, andare in giro a mendicare Function Point presso le società più grandi.
Ossia lavori, lavori per tutti - ti fai il mazzo per chi prende soldi senza fare nulla, avendo semplicemente fatto un’offerta che ti fa lavorare a stipendi da fame - e oltre a ciò devi anche andare a pregare in giro che te lo si lasci fare!

La P.A. decide poi di fare la nuova gara. Con regole sempre più inutilmente rigide. Anzi… rigide in modo del tutto controproducente.
E la nuova gara parte quando già si è arrivati alla terza (!!!) proroga del contratto in essere, si protende inutilmente fino alla quarta, viene chiusa all’alba della quinta, le società che perdono fanno ricorso, i ricorsi si sbloccano con eccezionale lentezza, e si arriva all’estensione (!!!) della sesta (!!!) proroga senza che ancora NIENTE sia successo.

Non solo!!!
Ma in tutto questo tempo, la P.A. paga la mandataria entro novan…. centoven…. centottan…
La P.A. paga la mandataria quando si ricorda.
La mandataria, SE è a posto coi conti, e SE nel gruppo non c’è nemmeno una società piccola che abbia qualcosa che non va (perché altrimenti salta tutto) paga le altre società del raggruppamento (trattenendo il suo margine).
Le altre società del raggruppamento pagano le subappaltatrici (trattenendo il loro margine).
Le subappaltatrici pagano gli unici stronzi che lavorano (trattenendo il loro margine).

Morale.
Gli unici stronzi che lavorano vengono pagati a babbo morto una cifra da fame, perché sul loro lavoro ci mangia una piramide immensa di persone che non fanno un cazzo. A partire – si capisce – dai dirigenti della P.A.

E non è - ancora - solo questo il problema.
Come detto, per la pigrizia, il lassismo, l’inerzia, le malversazioni della P.A., la macchina finisce per bloccarsi, visto che nessuno fa un cazzo per farla ripartire.
E quando tu - che sei lo stronzo che lavora – vai dal dirigente della P.A. dicendogli che a questo punto c’è un problema perché di Function Point non se ne trovano più in giro, visto che la gara la P.A. avrebbe dovuto farla minimo minimo DUE ANNI FA, ti senti anche dire che è colpa della tua società, che non si è mossa per tempo!
E quando fai presente che se nessuno dà una mano a te o alla tua società, tutto il lavoro che hai fatto subirà uno stop, che visto che lavori con soldi pubblici nella P.A., realizzando servizi per i cittadini, e dunque un disservizio di mesi (tanti ce ne vorranno per sostituire te e la tua società) verrà pagato due volte dai cittadini, ti guardano come se fossi un UFO. Probabilmente dici parole (servizi pubblici, diritti dei cittadini contribuenti, qualità del lavoro) che le persone con cui parli ascoltano per la prima volta.

E tu?
Te ne vai in ferie, pensando che con ogni probabilità quando rientrerai, il lavoro non lo avrai più.
E non c’è che dire… sono ferie serene.
E allora dici ma sì. Vaffanculo alla P.A. Vaffanculo a questo paese di merda. Vaffanculo a chi vive rubando sulle spalle del lavoro altrui.
Auguri a tutti di spendere ogni centesimo di Euro rubato in medicine.
E gli auguri che queste medicine, dopo una lunga, lunghissima, estenuante battaglia, si rivelino drammaticamente inutili.
E decidi che è meglio godersela, finché si ha modo e tempo. Che tu, i soldi per quelle medicine, utili o inutili che siano, non li avrai mai, visto che tu impersoni il ruolo dello stronzo che lavora.



Prosit!

mercoledì 4 luglio 2018

L’impossibilità di vedere due lati di una medaglia


Il calcio è – si sa – l’unico vero motore, l’unico aspetto veramente importante che regola la nostra vita sociale.
Se ci cancellano l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori passi, ma se la Juve ruba una partita, allora possiamo parlare per mesi, urlare e strepitare. C'è anche chi sarebbe disposto a scendere in piazza.
E’ così, c’è poco da fare.
Ma non è neanche questo l’aspetto più grave della questione.
La cosa veramente grave è che, oltre a questo, noi tendiamo a considerare tutto come se fosse una partita di calcio.
Quindi non votiamo per un partito politico: tifiamo per quel partito.
E, da bravi tifosi, siamo disposti ad andare contro la logica, contro la razionalità, contro l’evidenza, pur di difendere la posizione del partito per il quale tifiamo.
Quando votiamo, non conta quello che succede dopo le elezioni. Conta vincerle, a prescindere. Tanto, se le vinceremo, qualunque cosa farà il Governo sarà perfetta. Se le perderemo, sarà sbagliata. A prescindere.

Tutto ciò ci porta a commettere due errori determinanti, tipici del tifoso (che, però, con il suo andare allo stadio non decide i destini di un Paese).
Il primo è quello di giudicare un’idea non nel suo valore, ma a seconda di chi la sostiene. Se la sostiene il partito per cui tifo, l’idea è buona, altrimenti no. Ma qual è l’idea? Non importa.
Il secondo è quello di non riuscire mai a vedere i molteplici aspetti che una questione può avere, i due lati della medaglia (o del problema, che spesso purtroppo si tratta di problemi, non di medaglie).

Parliamo dei migranti.

E’ il vero problema di questo Paese?
Sicuramente no, è evidente.
I veri problemi di questo paese sono ben altri, di ben più difficile soluzione, purtroppo.

Far credere che i migranti siano il principale problema del Paese, serve politicamente?
Sicuramente sì, è evidente.
In questo modo si riesce a distrarre l'opinione pubblica dai suddetti problemi ben più gravi.

Possiamo accogliere (in condizioni degne della vita umana) tutti i migranti che sbarcano sulle nostre coste o nei nostri porti?
Sicuramente no, è evidente.
Basta guardare – senza ipocrisia – le notizie che quotidianamente arrivano da qualche angolo del meridione, rimandando situazioni di sfruttamento inumano; basta ragionare un attimo sui nostri livelli di occupazione; basta fare due conti molto elementari tra superficie, popolazione e volumi di (possibile) migrazione.

Possiamo lasciare dei naufraghi in mezzo al mare, condannandoli a morte sicura?
Sicuramente no, è evidente.
E’ contrario a qualunque legge, scritta o non scritta, e a qualunque codice etico o morale.

Possiamo demonizzare le ONG per quello che fanno nel cercare di salvare chi è in pericolo, o nel cercare di migliorare le condizioni di vita di chi vive in condizioni non umane?
Sicuramente no, è evidente.
Molte ONG svolgono dei compiti umanitari fondamentali.

Le ONG lavorano sempre in condizioni legalmente giuste, rispettando le regole?
Sicuramente no. E’ meno evidente, ma è così.
Molto spesso le navi delle ONG entrano in acque non di loro competenza, si muovono spegnendo i transponder, e quindi senza poter essere localizzate, eseguono manovre che sono evidentemente fuori dalla legge.

C’è un giro di soldi immenso su tutto questo fenomeno?
Sicuramente sì. E’ ovvio in modo disarmante.
Tutti guadagnano in questa situazione. E tutti – questi sì, davvero – sulla pelle di questi poveri cristi che vivono in condizioni disperate al punto che il rischio di annegare nel Mediterraneo non gli sembra un problema così grave.
Il giro di soldi è immenso e coinvolge tutti, dai paesi di provenienza di queste persone, passando per i paesi da cui si imbarcano, continuando con chi li va a raccogliere nel mare, per finire con chi gestisce i centri di “accoglienza”. Anzi, per finire con chi poi li sfrutta facendoli lavorare come schiavi.

Il sistema attualmente in atto può risolvere il problema?
Sicuramente no, è evidente.
Anche un bambino capirebbe che, continuando a curare i sintomi, anziché la malattia, non si va da nessuna parte. Anzi, la malattia cresce sempre di più e prima o poi neanche i sintomi saranno più curabili.

Le cifre che vengono fornite relativamente al volume dei migranti presenti nei vari paesi sono attendibili?
Sicuramente no, è evidente.
Il problema principale infatti non è quello dei richiedenti asilo o dei migranti, ma del grandissimo numero di migranti che “spariscono nel nulla”, appena messo piede in Italia.

Gli altri paesi europei adottano comportamenti corretti o moralmente accettabili?
Sicuramente no, è evidente.
Con la scusa che loro si trovano a fronteggiare emigranti che non sono in condizioni di pericolo (non sono naufraghi che stanno annegando), sono in grado di chiudere le frontiere senza che nessuno si sogni dar loro dei razzisti o degli spietati.

Le condizioni dei migranti sono così drammatiche anche per "colpa" nostra?
Sicuramente sì, è evidente.
Che l’Africa (generalizzando) sia stata storicamente sfruttata dal nostro mondo (generalizzando) è cosa stra-nota.

“Aiutiamoli a casa loro” ha un significato razzista?
Sicuramente no, è evidente.
E’ l’unica, davvero l’unica maniera che ci sarebbe per curare la malattia e non i sintomi.
Qui però i problemi si moltiplicano e si complicano. Perché aiutarli a casa loro non è affatto facile, visto che significherebbe – in mera sostanza – stravolgere tutto il funzionamento del mondo che oggi conosciamo.

Il problema, pertanto, è di impossibile soluzione, per diversi motivi.
Perché è difficilissimo, e lunghissimo, da risolvere.
E perché chi dovrebbe risolverlo non ha nessuna convenienza a farlo, per motivi “storici” o per più biechi motivi “correnti”, visto che su tutta questa situazione ha implementato il proprio agiato stile di vita (gli “storici”), o ci guadagna soldi a vagonate (i biechi “correnti”).

Dal canto nostro, noi, nel nostro piccolo, ci ostiniamo a tifare.
E mai, per nessun motivo, saremo disposti ad accettare per valide tutte le cose scritte qui sopra.
Divisi in due partiti, ne negheremo alcune e ne accetteremo altre. Non in base alle nostre idee, sarebbe troppo bello. In base a ciò che afferma il partito politico che vot… per cui facciamo il tifo.

giovedì 21 giugno 2018

Seconda puntata di The Fool on the Hill

Eccoci pronti con la seconda puntata di questa terza vita di The Fool on the Hill.

Con questa puntata inauguro un ciclo di puntate nelle quali mi riprometto di andare a scandagliare la produzione dei cantautori italiani a caccia di spunti umoristici, ironici, magari addirittura comici.
Pertanto, per una volta, musica solo italiana.
Un'ora passata con la buona musica e - almeno così mi auguro - col sorriso sulle labbra!

Come sempre, qui sotto c'è il link.
Cliccate sul freccione bianco e... buon ascolto!


martedì 19 giugno 2018

Femminicidio e stalking, ovvero quelle "mode" di cui a quanto pare non ci si riesce a liberare

Mi è sembrato bello riaprire la serie dei "pipponi" di questo blog con un argomento importantissimo.
Anni fa, precisamente nel 2013, fu varata la legge 15 ottobre 2013, n. 119, che recepiva il precedente Decreto Legge del 14 agosto. L'obiettivo di tale legge era quello di risolvere... magari!... di porre un freno al fenomeno del femminicidio, che sembrava dilagare sempre più senza alcun tipo di freno.

Quando diedi un'occhiata alla legge, cercando di vedere qua e là quali fossero i commenti che questa riceveva, mi persuasi del fatto che questa legge era quasi completamente inutile, e sotto certi aspetti addirittura controproducente.
Mi trovai a sostenere questa posizione in qualche "pippone" su Facebook, e naturalmente mi presi anche del maschilista e dell'insensibile, da parte di qualcuno. Ci sta.
Quello che io criticavo della legge erano diverse cose, alcune vere a prescindere dalla legge stessa, altre strettamente connesse col suo quadro normativo.

Anzitutto sostenevo che fosse sbagliata una legge sul femminicidio, visto che trovavo "filosoficamente" sbagliato combattere un fenomeno (quello della discriminazione uomo-donna) con qualcosa che questo fenomeno lo sancisse per legge.
Poi temevo che una legge come quella che era stata varata avrebbe avuto anche il pericoloso effetto di "lavare molte coscienze", consentendo - in pratica - alla "società" di dire: di che vi lamentate, ora? La legge c'è!

Per quanto riguarda poi il contenuto della legge, c'erano a mio avviso alcuni errori imperdonabili.
Anzitutto, la legge si muoveva - essenzialmente - solo nell'ottica dell'inasprimento delle pene. Fatto questo che dovrebbe apparire subito grottescamente inutile, visto che - limitandosi proprio al solo aspetto del femminicidio - considerando che molto spesso il femminicida si toglie la vita, dopo averla tolta alla propia vittima, ci si chiede come un inasprimento di pena possa scoraggiare l'aggressore dal commettere il delitto.
Di più, io credo che, parlando di assassinio, l'obiettivo non dovrebbe essere quello di punire l'assassino, ma quello di fare in modo che l'assassino non riesca ad agire! 
Un altro errore determinante era quello di rendere sempre più "attivo" e indispensabile il ruolo della cosiddetta parte offesa, ossia della vittima. E' di tutta evidenza, invece, che le donne vittime di violenza, quando anche trovino la forza di riuscire a denunciare quanto subito, abbiano il desiderio di essere poi tenute il più fuori possibile da tutto ciò che segue questa denuncia.
Di più, la legge rendeva irrevocabile la querela. E questo, nell'attuale sistema socio-culturale italiano, anziché avere un effetto positivo (la vittima non ha più la possibilità di ritirare la denuncia, a seguito delle inevitabili pressioni psicologiche e fisiche che sempre subisce in situazioni di questo tipo, a qualunque livello e da qualunque ordine di persone, anche a volte da persone "insospettabili" come i propri stessi parenti), avrebbe avuto secondo me due effetti negativi.
Il primo, più importante, sarebbe stato quello di una drastica riduzione delle denunce (consapevole dell'irrevocabilità della denuncia, una donna vittima di violenza ci penserà ancora di più, prima di decidersi a sporgere la denuncia).
Il secondo, più sociale, sarebbe stato un aumento dei costi e dei tempi di gestione del fenomeno. Denunce irrevocabili finirebbero tutte in tribunale, dove potrebbero comunque essere ritrattate (aumento di costi e tempi), portando a giudizio vittime poco convinte di proseguire, dando così luogo a processi dall'esito addirittura opposto a quanto ci si attenderebbe, cosa che creerebbe precedenti pericolosi, ed un aumento della percezione della "ingiustizia della giustizia", che è proprio il principale motivo che frena le donne vittime di violenze dal denunciare i propri persecutori. Il tutto, quindi, avrebbe creato un effetto a catena di tipo negativo.

I fatti - purtroppo - sembra mi abbiano dato ragione.
Dopo un iniziale diminuzione dei femminicidi, che comunque non sono spariti, ma sono rimasti su livelli in linea con quelli ante-2013, dal 2016 il fenomeno è tornato a peggiorare.
Le statistiche sono inquietanti, e mostrano come tutto continui ad essere come prima, come il numero dei femminicidi vada crescendo, come la quasi totalità degli stessi accada per motivi passionali, come la stragrande maggioranza dei delitti riguardo vittime italiane e sia commessa da aggressori italiani, come la quasi totalità riguardi il contesto familiare (si arriva praticamente alla totalità se si considera come "contesto familiare" l'esistenza di una relazione sentimentale tra l'assassino e la vittima).

Se poi si vanno a guardare le statistiche sullo stalking e sugli effetti della legge del 2009, che doveva porre un freno a questo fenomeno, ci si accorge che - anche in questo caso - la legge ha fatto un drammatico buco nell'acqua, per non parlare di ottenere un vero e proprio effetto-boomerang.
Se si vanno a guardare i quadri che indicano come il comportamento dell'aggressore (proveniente da un contesto "sentimentale" o meno) sia cambiato dopo la denuncia,  si può vedere come la situazione sia drammaticamente peggiorata dopo il 2009.

Cos'è che manca, allora?
Anzitutto manca la corretta individuazione del "punto di intervento".
Visto che il fenomeno che si sta cercando di arginare sono le aggressioni, a mio modo di vedere l'inasprimento delle pene ha un effetto molto scarso, perché - appunto - interviene dopo che il fatto criminale viene messo in atto. Inoltre, come detto, a commettere delitti di questo genere sono spessissimo uomini "fuori di testa", che non sono in grado di connettere logicamente (altrimenti semplicemente non commetterebbero il crimine), non sono pertanto in grado di risultare scoraggiati da una pena più o meno rigida, visto che tra l'altro, spesso, si toglieranno essi stessi la vita dopo avere ucciso la partner.
Un inasprimento delle pene può essere un valido deterrente contro l'evasione fiscale, e in generale in ambito civilistico, ma per un caso come questo, l'inasprimento delle pene (da solo, sia chiaro... è ovvio che ci voglia ANCHE l'inasprimento delle pene) se è necessario, non è assolutamente sufficiente a risolvere le questioni.
Quello che dovrebbe venir messo in atto è un profondo e totale processo di educazione civica e sociale, che insegni agli uomini, fin da quando sono ragazzi, fin da quando vanno a scuola, quali siano i termini corretti di una relazione sentimentale, quale sia il contesto di applicazione della gelosia perché possa essere definita "sana", quale sia un modo civile per affrontare le... divergenze, dal semplice diverbio alla fine di un rapporto.
Troppo difficile? Vero, me ne rendo conto.
Troppo difficile e troppo lento... Non si può aspettare che questo lentissimo processo si compia, lasciando andare le cose come vanno.
Si potrebbe però iniziare... già sarebbe qualcosa! Se mai si parte, mai si arriva.

Più rapido, forse, potrebbe essere il processo di educazione che coinvolga proprio le parti lese, le donne. E con esse tutto il contesto familiare che le circonda. Riuscire a convincere le donne di quali siano veramente i loro diritti all'interno di una relazione sentimentale, riuscire ad intervenire su alcuni particolari contesti sociali, di arretratezza totale, così lontani da quelli a cui possiamo essere abituati vivendo nel contesto medio-borghese di una metropoli, potrebbe servire.
Ma non va fatto a chiacchiere. E' qualcosa che dev'essere ottenuto con i fatti.
E' concretamente che si deve mettere in piedi una rete che sostenga la vittima dal primissimo momento, quello in cui appare il primo piccolo campanello di allarme, e non la molli più, la sostenga, fino alla fine del lungo, doloroso, difficile processo che da questo campanello ha seguito.
Una giustizia efficace e soprattutto rapidissima, che riesca ad eliminare totalmente e subito le condizioni di mettere in atto il delitto; un contesto sociale che - senza se e senza ma, com'è tanto di moda dire oggi - riconosca chi è la vittima e chi il carnefice, senza rivoltanti pulsioni ad invertire questo rapporto; una forte convinzione, da parte delle vittime, rispetto a quelli che sono i propri diritti; un'educazione marcata e martellante, nei riguardi degli aggressori, rispetto al modo in cui vada vissuta (con il partner ma prima di tutto con sé stessi) una relazione.
Senza tutte queste indispensabili cornici, una legge che (solamente) inasprisca le pene e renda le vittime sempre più responsabili (e in un certo senso sempre più sole) sarà - purtroppo - destinata al fallimento.
E' lungo, giusto. Ma si dovrebbe cominciare. Se mai si parte, mai si arriva.

lunedì 18 giugno 2018

The Fool is back!!!

Sarà un gradito ritorno?
Chissà!
Il vantaggio di tutto quanto accade su internet, sui blog, sui podcast è che se non li si vuole leggere, guardare, ascoltare... è semplicissimo! Non bisogna fare davvero... nulla!

Se invece ne avete voglia... bene, riparte il "buon vecchio"  Blog del sottoscritto, "Pensiero alternativo" con i tradizionali... obiettivi che potete leggere in testata.
E non solo!!!
Visto che non si vive solo di pipponi socio-politici... riparte anche "The Fool on the Hill"!
Ossia il programma musicale, sempre del sottoscritto, che qualcuno di voi scoprì, ascoltò ed amò (sì sì, giuro, qualcuno lo amò anche!) sulle... mitiche frequenze di The Flying Radio!

Quindi... siete avvertiti.
Ovviamente, come sempre, questa è una promessa ma è anche... una minaccia!
Prendetevi questo link e rimanete collegati. Perché, tra blog e  "The Fool on the Hill", di farneticazioni........ ne sentirete delle belle!

Se è semplicissimo non leggere e non ascoltare, è altrettanto facile, invece, partecipare! Qui sotto c'è il link...  il link alla prima puntata della terza vita di... The Fool on the Hill!
Cliccate sulla frecciotta bianca e... buon ascolto!